20 Gennaio, 2020
Fin da bambino è sempre stato incuriosito da tutto quello che lo circondava.
Appassionato di elettronica, informatica, astronomia e fotografia, dove quest’ultima lo accompagna da 15anni.
Ha iniziato con una reflex analogica, una Pentax K1000 del 1980, fino ad arrivare all’attuale fotografia in digitale, mantenendo sempre viva la passione per la pellicola, ha continuato a collezionare ed utilizzare vecchie reflex, dalle giapponesi alle russe.
Per Daniele la fotografia non è solo un’azione, non è cogliere l’istante ma saper vivere la scena che si presenta davanti a lui, quindi l’attesa è fondamentale.
La tipologia fotografica che lo contraddistingue è quella dell’esplorazione urbana, o urban exploration (UrbeX), che consiste nel cercare strutture ricche di storia, vissuto e bellezza architettonica, abbandonate a sé e ridargli una seconda vita fotografandole.
La sua passione per l’UrbeX è nata per caso, visitando un piccolo paese dell’Abruzzo ormai popolato solo da qualche anziano, con abitazioni diroccate e nel loro interno mobilie e suppellettili. Da lì l’esplorazione di ex ospedali, cliniche psichiatriche, scuole, chiese, teatri, fabbriche, cimiteri, fino ad interi paesi fantasmi.
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